Siamo a Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia, in un paesaggio pittoresco connotato dalle vigne e dagli olivi.
È qui che nasce l’azienda Moretti Omero.
Ed è qui che Giusy sceglie di dare corpo ai propri sogni. Facendo la contadina, l’agricoltrice, l’imprenditrice. E vincendo i pregiudizi che anche in questo campo esistono, e che vogliono che il lavoro della terra sia appannaggio degli uomini.
Fonte: Carolina Meli — Slowfood
Moretti Omero oggi con amore e dedizione produce vini e oli di qualità nel rispetto dell’ambiente. Prodotti genuini, legati alla terra e alla tradizione, riflesso dei valori di chi li produce.
Prima di Giusy, l’azienda prende vita con i nonni paterni. Il nonno, tornato dalla Seconda guerra mondiale, investe su un piccolo terreno e con l’aiuto della moglie inizia a produrre vino sfuso. Nel 1992 Omero dà vita a una produzione certificata biologica. Dieci anni fa Giusy ne raccoglie il testimone, e subentra alla guida dell’azienda.
Il legame con la terra
Giusy in questi anni impiega tutte le sue energie per rinnovare, far conoscere e raccontare la storia e l’identità della sua famiglia, dell’amatissima terra in cui è cresciuta e di un vino e un olio unici. Ed è così che fa anche con noi: «Sono cresciuta in queste campagne, circondata da un paesaggio che non smette mai di incantarmi e a cui mi sento profondamente legata. Ho osservato negli anni il lavoro dei miei nonni e quello di mio padre, l’amore e la passione con cui curano questa bellissima terra».
La scelta di Giusy non è stata immediata: «Avevo deciso di fare un percorso diverso dal loro. Mi sono laureata in architettura e inizialmente sognavo di andare a lavorare e vivere lontano, fuori dall’Italia. Poi ho iniziato a pensare a quello che mi sarei lasciata dietro. Mi rattristava soprattutto l’idea di separarmi da questo luogo, la possibilità di potere tornare a godere di questo panorama pochissime volte e di non poterlo più chiamare casa. Così sono subentrata in azienda per aiutare la mia famiglia con le esportazioni e i rapporti verso l’estero. Conosco le lingue, e potevo essere d’aiuto per fare crescere questa realtà come meritava. Ho capito che questo era il mio posto. La strada che ho scelto è quella di far conoscere la mia terra, una terra di cui sono innamorata, raccontare i nostri prodotti e diffondere i princìpi in cui crediamo fermamente. L’importanza di rispettare l’ambiente; di produrre e vendere olio e vino di qualità, fatti in modo artigianale e biologico mantenendo vive quelle tradizioni che la nostra identità».
Moretti Omero: le etichette come vestiti
Giusy si rivolge a un mercato sempre più ampio. Il vino e l’olio della sua famiglia arrivano oltre oceano. Attraversano confini, barriere culturali e portano nelle tavole di famiglie di paesi lontani un made in Italy fatto di qualità e tradizione.
Giusy ci dice: «Raccontare la storia che si cela dietro una bottiglia di vino o di olio non è semplice. Ci si deve reinventare per escogitare il modo più efficace per riuscire a fare arrivare al destinatario questo racconto. Io credo molto nel valore che hanno le etichette.
Sono i vestiti che mettiamo alle nostre bottiglie. Sono il nostro biglietto da visita. È fondamentale creare un’etichetta capace di esprimere la nostra identità. Curarla nei minimi dettagli dimostra anche un’attenzione verso il cliente. La cura di ogni particolare è un valore che ho imparato nel tempo e fondamentali sono stati gli insegnamenti che ho tratto dai rapporti commerciali con altri paesi».
Il Giappone primo fra tutti. Una clientela precisa, che chiede numerosissime informazioni, che si aspetta una chiarezza immediata. Continua Giusy: «Dal rapporto con il cliente ho imparato moltissimo. È una preziosissima fonte di conoscenze di cui faccio tesoro. Io vendo loro il sapore e il profumo della mia terra e loro mi ripagano con nuovi spunti da cui imparare e per cui essere grata».
L’agricoltura delle donne
Giusy fin da bambina cresce in un ambiente in cui si lavora sodo per distinguersi sempre in termini di qualità, in cui il sacrificio e il sudore riempiono il cuore di orgoglio perché sono l’unico mezzo per arrivare a un buon risultato. La nonna, che vedeva lavorare nei campi da piccola, le insegna come il mondo dell’agricoltura sia un ambiente anche per donne. Purtroppo negli anni saranno in molti a dirle il contrario, a dirle che lavorare la terra è una cosa da uomini, che le donne fanno altro.
Così ci racconta: «Mia nonna ha dato vita a questa azienda insieme a mio nonno. Hanno sempre fatto tutto insieme fin dal principio. Si sono sempre sporcati le mani l’uno accanto all’altra. Hanno lavorato sodo ogni giorno della loro vita allo stesso modo.
Senza mia nonna questo posto probabilmente oggi non sarebbe arrivato dove è adesso. Quando mio padre comprò anni fa altri ettari di terreno per ampliare la nostra produzione, sono stati tantissimi a dire frasi come “Ma non hai figli maschi! Le femmine non possono lavorare la terra e occuparsi di queste cose. Non saprai a chi lasciare questa eredità”».
Conclude Giusy: «Io, come mia nonna, come tante altre donne, sono la prova che questo è un settore sia per uomini che per donne. Che il nostro contribuito non è minore di quello che dà un uomo. Siamo fondamentali nella stessa misura. Siamo adatte a lavorare in qualsiasi tipo di ambito proprio come lo sono loro. Un lavoro antico, di valori e di grande importanza come il nostro, non può e non deve essere macchiato da credenze limitanti come queste».